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I conflitti che ti rovinano la vita

Come risolvere i conflitti con te stesso e con gli altri.

I conflitti personali e con gli altri, sono una situazione emotiva  molto pesante  e a lungo andare distruggono relazioni affettive, creano disastri sul lavoro e minano i rapporti con il tuo coniuge ed i tuoi figli.

“Non ne hai abbastanza?”

Da oggi puoi dire addio ai soliti litigi!

Come risolvere i CONFLITTI in famiglia o al lavoro…
senza più arrabbiarti, litigare o sperare che passino da sé.

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Spesso ti trovi  nella necessità di risolvere estenuanti conflitti che avvelenano  la tua vita sia in famiglia che al lavoro.

A volte riguardano problemi con gli amici, altre con il datore di lavoro o i tuoi colleghi, fino a trovarti a discutere con il tuo partner per ore, anche per i motivi banali.

 Quante volte ti chiedi:

Come vivere in modo meno stressante?

Come trovare l’armonia nelle mie relazioni?

Come trasformare un conflitto in un confronto?

conflitti nella coppia

Per dare risposta a queste due domande, è necessario che tu prima comprenda cosa è un conflitto e cosa si nasconde dietro esso, cosa lo muove e cosa lo può trasformare in una opportunità creativa.

Nella gestione costruttiva del conflitto e non nel conflitto si trova la soluzione ai tuoi problemi…

I conflitti sono inevitabili perché ognuno di noi è come se viaggiasse nella vita con dei confini invisibili che lo circondano, questi confini delineano cosa sei, cosa ti aspetti dall’altro, i tuoi desideri e soprattutto le tue paure. Quando  il nostro confine tocca quello altrui si innesca una serie di domande e risposte, attese e disattese che se non elaborate in modo opportuno  sfociano inevitabilmente in una situazione conflittuale.

Come se inconsciamente ti chiedessi: L’altro è una minaccia o una persona amichevole? Mi toglierà qualcosa oppure mi porterà qualcosa? Costui mi da quanto do a lui?

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Attese e disattese

IL conflitto nasce quando queste considerazioni sono “alterate” da vissuti precedenti negativi, si proiettano nell’oggi e nell’altro, deformando la realtà a livello esperienziale e quindi emozionale.

Da queste considerazioni più o meno lucide, quindi, partono le risposte e le richieste per l’altro  il quale a sua volta con gli stessi meccanismi risponderà a noi.

Nella “deviazione Emozionale” (ossia la risposta per proiezione del passato) nasce il conflitto, quando ad una nostra risposta è  influenzata dalla realtà passata , ci viene data dall’altro una risposta che proietta una altrettanta risposta irreale.

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L’altro diventa in questa modalità una proiezione di un altro soggetto affettivo – conflittuale: Può  rappresentarci il papà che non ci ha amato, o il fratello con il quale dividevamo l’amore per i genitori litigando, oppure con il quale avevamo conflitti  interminabili per determinare a chi appartenesse un giocattolo, infine l’altra può essere la mamma che qualche volta ha disatteso la nostra richiesta di amore.

conflitti in famiglia

   Il problema vero NON è l’esistenza del conflitto nella vita di una persona.

   Il vero problema è invece…

…il modo in cui il conflitto viene comunemente gestito!

Di per sé, il confronto tra persone  è un momento di crescita e di creatività, serve a chiarire i nostri contorni all’altro e ci permette di misurarci, ma quando questa energia si trasforma in  conflitto, allora ci portiamo in una situazione opposta, in una regressione emotiva che ci fa disperdere energie preziose e limita il nostro pensiero portandoci ad una involuzione.   E’ un po’ come lo scorrere dell’acqua: può distruggere con la sua violenza in una inondazione selvaggia, oppure essere  vitale per  irrigare i campi e dissetarci quando la sua forza è incanalata e messa al nostro servizio in un acquedotto.

Il conflitto può annientare le  relazioni e degenerare in violenza fisica, provocare guerre e dolore  oppure può trasformarsi in un  prezioso alleato delle tue relazioni, dandoti gli strumenti per migliorarle e motivarti a fare dei cambiamenti positivi nella tua vita.

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Se ben gestiti, anche i conflitti possono essere dei potenti alleati per far crescere tutte le nostre relazioni affettive e professionali – e quindi influenzare positivamente la nostra qualità di vita.
Quando in conflitto lo siamo con noi stessi, il quadro è identico, infatti possiamo provare rabbia per non essere riusciti a fare una certa cosa, oppure ci rimproveriamo di non aver compreso per tempo un aspetto importante di una scelta negativa.

Essere in conflitto con te stesso è come avere in se un buco nero che risucchia tutta la tua energia, rendendo pressoché impossibile ogni realizzazione personale e raggiungimento di un traguardo lavorativo o affettivo che sia.

Una ambivalenza che porta a scelte sbagliate, a storie sofferte, con dei danni importanti alla propria autostima.

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Perché i due modi più comuni di gestire il conflitto come sai…non funzionano!

Modo # 1 Attaccare l’altro

Questa prima strategia consiste nell’opporsi all’altro criticandolo e rispondendo per le rime.

Esercitare una critica vuole dire tacitamente dire all’altro; Hai torto! Non ti stai comportando nel modo giusto per come io vedo le cose!

Questa modalità genera immediatamente una ulteriore divisone che vi allontana dall’altro, perché è chiaro che se tu hai torto vuole dire implicitamente che io ho ragione.

Quindi, le possibilità di risolvere la contesa positivamente si fanno ancora più remote.

Sottolineature, giudizi e colpe sono virus che contagiano ed alimentano il conflitto e la mancanza di dialogo.

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Per quanto riguarda la rabbia, essa non è altro che la dichiarazione della propria impotenza dinanzi all’altro,  in alcuni casi il manifestare la propria rabbia invece che reprimerla è costruttivo, ma rimane il problema che la sensazione di impotenza che la generata rimane irrisolta e sarà pronta ad esplodere la prossima volta che rivivrete la stessa situazione.

Attaccare l’altro ed “esplodere” di rabbia è assolutamente  inutile, anzi non risolve il conflitto e perpetua i problemi.

La rabbia è anche spesso collegata ad una mancanza di auto-stima e forte insicurezza che porta al  tentativo di manipolare gli altri e di sentirsi in controllo della situazione, cosa del tutto inutile.

Modo # 2 Far finta di niente

Un’altra strategia comunemente usata per affrontare i conflitti consiste semplicemente… nell’evitarli.

In effetti, se non diciamo o facciamo nulla, se non agiamo,  non ci potrà essere un conflitto.

Può capitare ad esempio che il nostro partner, collega o abbia un giorno “No” e pensiamo che è bene evitare il contatto verbale con quella persona, per non complicare la situazione. Questo atteggiamento ha si un lato positivo, ma dall’altro no, in quanto manda un messaggi all’altro nel quale, non gli comunichiamo, che quel suo comportamento ci genera una disagio e che quindi è bene che non lo agisca più.

 

Evitarlo non aiuta a risolvere il conflitto, anzi manda un segnale negativo all’altro che può sentirsi  ignorato e snobbato  nelle sue attese, cosa che fa  aumentare il suo disappunto. Questo atteggiamento proietta anche nel vostro  interlocutore, una eccessiva arrendevolezza da parte vostra, modalità tipica nei masochisti.

Il conflitto non elaborato può persistere sepolto per molto tempo. La tensione che deriva da un conflitto latente è nell’aria e può portare ad un ambiente familiare o lavorativo  molto negativo.

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   Ma quali sono le paure più comuni che dobbiamo affrontare e si nascondono dietro ad un conflitto?

Spesso si tende a pensare che  “il conflitto, con il tempo, passerà da sé”, è che “affrontarlo peggiorerà solo la situazione”.

In realtà, queste non sono altro che alibi che diciamo a noi stessi perché non ci sentiamo in grado di affrontare il problema, non trovando dentro noi gli strumenti giusti per farlo.

   La vera ragione per cui evitiamo il conflitto è la paura.

Paura del confronto con l’altro.

Paura dell’istinto dell’altro

Paura di apparire incompetenti.

Paura di deludere o non piacere all’altro.

Paura  di noi stessi ricordataci dai modi dell’altro.

paura dei sentimenti

Capita che invece di riconoscere la nostra paura, troviamo delle ragioni che giustificano la nostra azione di aggressione o di fuga dinanzi al conflitto con l’altro.

   Ma ho una buona notizia per te…

Esistono per fortuna modi diversi di gestire il conflitto, rispetto a quelli comunemente usati.

Due modi che funzionano per risolvere un conflitto:

Six Step Reframe

Si tratta di un potente esercizio diviso in 6 passi (da qui il nome), che serve a percepire un fatto o una situazione in modo diverso e più utile.

Al prossimo conflitto con te stesso o con un’altra persona prova a fare  questi passaggi:

  1. Identifica il comportamento da abbandonare
  2. Stabilisci un contatto con quella parte di te che mette in atto il comportamento attuale.
  3. Scopri l’intenzione positiva del comportamento attuale. “Qual è l’intenzione positiva che sta dietro alla tua scelta di farmi comportare in questo modo ?”
  4. Accedi la tua parte creativa.

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Fai in modo che la parte che genera il comportamento da abbandonare spieghi il suo intento positivo alla parte creativa di te stesso.

Fai in modo che la parte creativa di te trovi almeno altri 3 comportamenti che possano sostituire con soddisfazione quello da abbandonare, mantenendo però l’intenzione positiva.

Fai in modo che la parte creativa comunichi le sue soluzioni alla parte che generava il comportamento.

“ La nostra parte creativa ha trovato questi tre nuovi comportamenti che potrebbero mantenere il tuo intento, adesso te li elenco..”

  1. Ottieni il totale consenso dalla prima parte. Parlando con la prima parte, ci si può rivolgere in tal modo: “ora lascio a te la piena e completa scelta di continuare con il comportamento di prima o con una o più di una delle soluzione proposte.

Scegli il comportamento che senti ti possa dare più soddisfazione per la tua parte, per l’intenzione positiva che avevi e per tutta la nostra persona…” continua fino a che la parte si è completamente decisa verso una delle soluzioni proposte dalla parte creativa.

  1. Controlla che la scelta sia ecologica per il rispetto della persona

La tecnica della Negoziazione

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La tecnica di negoziazione funziona sulla base di un presupposto: che nella persona ci siano “parti” autonome responsabili dei comportamenti che la persona agisce.

Presupporre ciò non significa che l’esistenza delle parti sia reale, ma è utile e funzionale per ottenere risultati efficaci nella soluzione dei problemi.

E’ un modo efficace di analizzare e rielaborare i dati di realtà.

Quando coesistono due parti (interne od esterne) che hanno pareri diversi sullo stesso argomento si ha una situazione di conflitto.

conflitto

Il conflitto interno alla persona genera incongruenze e malesseri; difficoltà di scelta e blocchi.

Nella negoziazione tra le parti si ha come ipotesi che il problema sia causato da due o più parti in conflitto fra di loro.

Ciascuna delle parti ha una funzione importante e necessaria per la persona e adempie in modo efficace al suo compito, ma le parti si intralciano!

Operano sì in modo utile per la persona, ma il modo di agire di una è in conflitto con quello dell’altra.

Ad esempio può accadere che si sia intenzionati ad andare in palestra e si sta per farlo, quando qualcosa (ad es. una voce interna) ci dice che sarebbe bello rimanere al caldo guardando un bel film o terminando il libro che abbiamo appena iniziato.

Si decide di rimanere in casa quando un’altra voce ci dice che non ci occupiamo abbastanza della nostra salute e del nostro corpo…

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In questo caso ci sono due parti le cui funzioni sono valide: sia quella della parte che vuole fare sport, che quella della parte che vuole leggere o guardare un film.

Il problema è che, se entrambe vogliono assolvere al proprio compito contemporaneamente, nessuna delle due potrà funzionare bene perché interferiscono l’una con l’altra.

La negoziazione è un altro modo di organizzare l’esperienza: il problema è dato dall’attivazione contemporanea di due o più parti che cercano di svolgere la propria funzione e la soluzione si avrà al termine della negoziazione.

Per poter negoziare è necessario:

  • entrare in comunicazione con ciascuna parte e trovarne l’ intenzione positiva
  • che la trattativa tra le due parti soddisfi le intenzioni di entrambi
  • che le due parti siano pienamente consapevoli della reciproca necessità di trovare un accordo

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Empatia!

Prova a pensare mettendoti nei panni dell’altro e fatti 4 domande:

1.Quale paura ha questa persona ?

2.In cosa si sente minacciato da me?

3.Cosa vuole rappresentare con questo suo modo di agire?

4.Cosa vuole ottenere?

Nello schema di negoziazione è importante trovare quali sono le parti che si ostacolano a vicenda, scoprire quali sono le loro funzioni e soprattutto le loro intenzioni che si presuppongono essere positive per entrambe le parti.

In questo schema si agisce in modo tale che le due parti non entrino più in conflitto e non disperdano le energie della persona.

Lo scopo è riconciliare le parti in conflitto.

Fino ad ora si è parlato di parti interne alla persona.

Tuttavia lo schema della negoziazione interna ha alcune caratteristiche in comune con la negoziazione classica tra due persone e sistemi.

I presupposti citati precedente sono necessari anche in qualsiasi negoziazione tra parti esterne.

La struttura di entrambe è win-win:

win win

io sono ok – tu sei ok, io vinco – tu vinci.

 

Lo scopo è soddisfare gli interessi delle parti e mantenere e/o migliorare i rapporti.

Per far ciò è importante: conoscere se stessi, conoscere l’altro, trovare i vantaggi reciproci dell’accordo e i criteri che porteranno all’accordo.

Hai un conflitto che non riesci a gestire come vorresti?

Scrivimi e ne parleremo insieme.

Giorgio Del Sole

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Se vuoi entrare in contatto con me, pormi domande o raccontare la tua esperienza,  utilizza il tasto WhatsApp sarai richiamato entro 24 ore.

 

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