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GLI STATI EMOTIVI CHE NON VORREMMO

COME SI GESTISCONO LE EMOZIONI

Mi trovo tutti i giorni a dover dare una spiegazione alla rabbia o all’ansia, che i miei allievi provano in determinate circostanze, ed insegnare loro, come  gestire efficacemente  stati emotivi diversi come la paura, il coraggio e la determinazione.

Quando nasciamo  lasciamo  l’utero, ambiente sicuro, che abbiamo imparato a conoscere, con la sua temperatura costante, quei suoni ovattati e quella luce soffusa; è il nostro ambiente familiare oltre che l’unico che conosciamo.

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Nascendo, veniamo catapultati improvvisamente  in  una nuova dimensione, che è qualcosa di completamente sconosciuta ed insitamente pericolosa; ogni suono che giunge a noi, ogni colore che vediamo, dobbiamo imparare a comprendere cosa significa e se è pericoloso, come anche dobbiamo imparare tanti perché sul nostro corpo del quale alla nascita non abbiamo consapevolezza.

Li comincia il nostro “apprendimento” ed i primissimi insegnanti sono i nostri genitori.

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COSA SONO LE EMOZIONI – ANALFABETISMO EMOZIONALE

Ci rendiamo conto di quanto siamo vulnerabili dinanzi alla vita e cerchiamo di emulare i loro comportamenti e modi per interpretare cosa ci accade e sopravvivere in questa nuova dimensione, queste modalità  poi le utilizzeremo sempre  come modalità per vivere.

Noi vediamo che i nostri genitori  sanno come esistere in questa dimensione, loro la conoscono al contrario di noi,  la comprendono e la gestiscono, e quindi da loro, possiamo imparare a sopravvivere in questo nuovo mondo dopo la nascita.

Ogni gesto, stato emotivo che notiamo in nostro  padre o in nostra  madre, viene imparata automaticamente, perché rappresenta uno strumento per poter affrontare la nostra esistenza.

Immaginate ora che assistiate ad un evento, vostra madre si arrabbia  a dismisura  quando vostro  padre torna tardi a casa.

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Il bambino che vede questa scena, registra che sua madre al fare tardi di vostro padre,  si arrabbia, ma non può sapere la motivazione più profonda, ossia il perché reagisce così.

Vostra madre potrebbe reagire così per paura che gli sia accaduto qualcosa, oppure perché è gelosa, o magari perché ama il “controllo dell’altro”.

Non ci chiediamo se tale risposta è giusta, la immagazziniamo solo come la risposta da dare  e  che la dobbiamo imparare per poter andare nella vita.

Noi registriamo quindi solo il fatto che al far tardi di una persona, la reazione giusta è la rabbia  e che sia la cosa migliore da dare, come risposta a quella situazione, quando capita nella  vita.

Ed ecco allora che da grandi, vi arrabbierete se un vostro amico vi fa attendere, sbufferete alla fermata dell’autobus se ritarda, e farete scenate se il vostro compagno torna a casa più tardi del solito, ed addirittura vi arrabbierete con voi stessi quando i risultati che sperate,  tarderanno ad arrivare.

CONTROLLARE LE EMOZIONI

Agirete la stessa modalità emotiva ma senza che vi sia il vostro perché, lo farete a prescindere, perché lo  avete imparato da vostra madre che quella è la risposta giusta da dare a situazioni simili.

Non riuscirete il più delle volte ad esserne consapevoli della modalità che avete acquisito, consapevoli del fatto che, quella rabbia era scatenata da un vissuto emotivo di vostra madre e non perché fosse la risposta giusta a quell’evento, ne  la cosa migliore da fare come risposta ad un evento simile.

consapevolezza

Realizzare che  potreste non arrabbiarvi se tarda l’autobus o tarda il vostro compagno, perché non siete ne preoccupati e neppure vi sentite soli, come vostra madre o padre, fa parte di quella cosa chiamata “consapevolezza di se”!

Voi Pensate  sempre di essere voi stessi, di essere fatti così, ma in realtà non è vero nell’una ne l’altra cosa: Non siete fatti così, state solo recitando il copione che avete imparato e lo utilizzate per condurvi nella vita, anche se è strumento un po’  maldestro, strumento che ora fa parte della vostra valigia degli attrezzi  per affrontare quegli eventi.

Da grandi infatti, si tenderà a dare quella risposta emotiva ad eventi simili, ma non perché voi siete così, ma solo perché avete imparato quella risposta dai vostri genitori, ritenendola la risposta migliore per affrontare quell’evento.

Questo vale ovviamente  anche in tutti gli altri stati emotivi che provate ed agite,  come l’ansia, la paura, la tristezza, il coraggio o la determinazione.

L’uomo di oggi non è più in ascolto di se stesso, ma è eternamente collegato a una dimensione artificiosa fuori da sé, che sia della società, della tv o dei Social.

Non posso non affrontare il problema dei social e il conseguente rimanere perennemente collegati alla rete; si sta assistendo ad uno spostamento molto marcato dalla relazione della realtà oggettiva a quella della realtà virtuale.

La stessa parola “Amici” ha perso di senso qualitativo: abbiamo 5000 amici su Facebook e rimaniamo nevroticamente in attesa del loro mi piace. La vita privata, quella “vera”, si viene a svuotare sempre più, venendo a mancare quel calore e quell’affettività che solo un abbraccio, anche se di un amico, può donare.

Oltre a questo, è evidente la dipendenza psicologica che gli smartphone creano, per cui si può parlare di una vera e propria alienazione psicologica causata da queste nuove attrazioni-distrazioni tecnologiche.

Si perdono di vista le vere emozioni, quelle legate ai nostri valori più autentici, e con esse la possibilità di ascoltare l’altro dietro l’apparenza.

Questo limita il presentarci al mondo con i nostri reali confini e ci impedisce di essere davvero compresi e accettati perché così facendo non siamo “visibili” avendo tra l’altro perso il perché della nostra vita comunicato all’altro.

La dimensione dell’ascolto parte dall’osservare ciò che è importante per noi, individuando ciò che ci fa star bene in rapporto a quello che facciamo e alle persone che scegliamo di avere intorno a noi.

 

Rispondete alle domande:

 

Chi voglio essere? Dove voglio arrivare? Cosa voglio fare? E con chi?

 

Per avere dentro se stessi un pilota automatico affidabile che ci porti nella direzione giusta per la nostra realizzazione, è necessario aggiungere conoscenza e consapevolezza su cosa sia davvero la nostra dimensione esistenziale attuale.

La dimensione dell’ascolto si esplica nel silenzio della contemplazione di sé, creando un argine tra la nostra verità e quella indotta dall’esterno da chiunque arrivi; solo così si potrà emergere dalle profondità di se stessi e leggersi nel silenzio dell’esistenza interiore. Creare la propria nuova linea delimitante e ciò che in seguito ti permetterà di esistere, come un confine identifica una nazione.

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Tuttavia ci sta che noi impariamo tali comportamenti, è vitale sapere come poter andare nella vita; che i genitori servano anche a questo è normale, tranne quando queste modalità ci ostacolano, rendendoci la vita impossibile.

Ad esempio quando ci sentiamo troppo ansiosi per nulla,oppure non capiamo perché ci arrabbiamo tanto fino al punto di esplodere, o ci sentiamo spesso tristi senza un perché valido.

Capita che queste reazioni e comportamenti emotivi, creino problemi poi anche nella coppia e nelle relazione con gli altri o ci portino alla delusione nella professione che faremo.

Non vi capita mai ad esempio di non riuscire a capire perché il vostro compagno o datore di lavoro o amico, se la prenda per un nonnulla? 

Ora sapete il perché oltre le scusanti!

Dobbiamo fare un grande salto di consapevolezza per comprendere che Stiamo solo agendo una modalità, senza che ve ne sia una causa, e che  è solo una riproduzione di una risposta emotiva imparata da piccoli.

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Si deve riuscire a dirci, per liberarsi da queste reazioni indesiderate: Questa modalità l’ho imparata da mia madre o padre, ma non è per me la risposta giusta a questa situazione,  non mi appartiene questa rabbia o paura, perché non ho i motivi dentro me che la scatenavano nei miei genitori, è solo una situazione simile come accadimento, non come mio vissuto!

E’ vero non è facile, ma ci si riesce, se dedichiamo del tempo, ogni volta che ci troviamo in queste situazioni, al dirci: Sono ansioso, ma rinuncio a questa eredità, voglio avere un comportamento diverso da come ho imparato, che sia coerente con ciò che a me questa situazione da, sia  come piacere che come  dispiacere;  controllate sempre se questa emozione è giusto che esista, per la vostra vera realtà interiore!

 

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