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Io interiore infantile primario, secondario adulto, falso Io

cos’è l’Io interiore

Cos’è l’Io interiore: l’Io infantile primario, l’Io secondario adulto e il falso Io.

L’io è un concetto complesso che ha suscitato il dibattito filosofico e psicologico per secoli. In generale, l’io può essere definito come la coscienza di sé, la consapevolezza di essere un individuo distinto dagli altri.

In psicologia, l’io è spesso considerato come una struttura psichica che svolge una serie di funzioni, tra cui:

  • La percezione di sé: l’io è responsabile della nostra consapevolezza di noi stessi, dei nostri pensieri, sentimenti e comportamenti.
  • La regolazione dell’impulso: l’io ci aiuta a controllare i nostri impulsi e a comportarci in modo socialmente accettabile.
  • La motivazione: l’io ci motiva a raggiungere i nostri obiettivi e a soddisfare i nostri bisogni.
  • La difesa: l’io ci aiuta a difenderci dalle minacce al nostro senso di sé.

L’io si sviluppa nel corso dell’infanzia attraverso l’interazione con gli altri. I genitori e gli altri caregiver giocano un ruolo importante nello sviluppo dell’io, fornendo al bambino amore, sostegno e guida.

L’io può essere influenzato da una serie di fattori, tra cui:

  • Le esperienze personali: le esperienze positive, come il successo e l’amore, possono rafforzare l’io, mentre le esperienze negative, come l’abuso e l’abbandono, possono indebolirlo.
  • La cultura: la cultura in cui viviamo può influenzare il nostro modo di concepire l’io. Ad esempio, in alcune culture l’io è considerato un concetto individuale, mentre in altre è considerato più collettivo.
  • La personalità: la nostra personalità, ovvero il nostro modo di essere e di comportarci, può influenzare il nostro modo di concepire l’io. Ad esempio, le persone con una personalità più introversa potrebbero avere un senso di sé più debole rispetto alle persone con una personalità più estroversa.

L’io è un concetto importante che gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita. È ciò che ci rende individui distinti e ci permette di interagire con il mondo che ci circonda.

Ecco alcuni esempi di come l’io si manifesta nella nostra vita quotidiana:

  • Quando ci presentiamo a qualcuno, stiamo dando un’immagine di noi stessi, ovvero del nostro io.
  • Quando prendiamo una decisione, stiamo usando il nostro io per valutare le diverse opzioni e scegliere quella che riteniamo migliore per noi.
  • Quando proviamo emozioni, come la felicità, la tristezza o la rabbia, stiamo sperimentando il nostro io.

L’io è un processo dinamico che si evolve nel corso della nostra vita. Man mano che cresciamo e maturiamo, il nostro io si sviluppa e cambia.

L’Io ha bisogno di evolversi per meglio adattarsi alle diverse età. Erroneamente invece viene considerata una unità fissa ed immutabile. Le persone infatti non sono una cosa sola dentro se stessi, e questa affermazione permette di aprirsi alla possibilità di un cambiamento profondo e stabile.

L’IO primario è quello che si introietta dalle figure genitoriali, fino a circa 12 anni. Esso assolve alla funzione di sostegno nella evoluzione del bambino, in quanto essendo ignaro sia di se stesso, ed anche all’oscuro di cosa è il mondo fuori da se e cosa lo regola, assimila le “Credenze Genitoriali” a prescindere se sono giuste o meno.

Cos’è l’Io interiore, l’Io primario

Ad esempio, un bambino orientale nato in una famiglia islamica, sarà portato a credere ed agire conseguentemente al credo genitoriale. E quindi, al ritenere oltre al resto, che la carne di maiale sia nociva per la sua salute.

All’opposto il figlio di un macellaio occidentale potrebbe mangiarla con piacere, avendo ricevuto il messaggio che la carne di maiale è più gustosa.

Questi opposti comportamenti in metafora sono costituenti L’IO primario, perché un bambino, quello Islamico affermerà:

il nostro Io interiore

  • Io non mangio carne di maiale fa male e non mi piace!

L’altro invece, quello occidentale:

  • Io mangio la carne di maiale perché è buona e fa bene!

Si chiarisce in questo modo che l’Io primario risponde a credenze non derivate dalla propria esperienza, ma bensì a supposti genitoriali. Questo, col passare degli anni, qualora vi siano state credenze limitanti, rappresenterà la gabbia mentale della persona, con tutti i problemi che questo comporta.

L’Io secondario

L’io secondario invece è il risultato della propria costruzione e spesso porta alle convinzioni opposte a quelle genitoriali.

Questo io tende a svilupparsi per tutta la vita, a patto che ci si liberi dalle parti disfunzionali dell’io primario, rallentando comunque la sua espansione col passare degli anni, quando si saranno instaurate a livello mentale credenze ulteriori più coerenti.

Per sostenere la propria evoluzione deve poter poggiare su un terreno solido, fatto anche di riscontri esperienziali e non fondato solo su credenze genitoriali. D’altro canto, solo una solida costruzione di un Io secondario può portare alla felicità ed alla piena realizzazione.

Io filosofico

Questo Io evoluto trova la possibilità della sua massima espressione quando lo si aggancia ad un nuovo concetto di morale e di un rivalutato credo di proprio bene e male, ma soprattutto va fatto crescere nella chiara visione del fatto che la propria realizzazione dipende da sé e dalla costruzione di se stessi che si farà.

Come trovare il proprio Io interiore, l’Io infantile

Tutto questo al contrario dell’io primario infantile, che invece è ancora ancorato all’equazione Genitore = Prospettiva, rimanendo in una dimensione mentale bambina a vita.

Ecco che allora questo IO primario, attraverso atti mancati e negazioni sulla sua reale possibilità di distaccarsi costruendosi il nuovo io secondario, si manterrà bloccato allo stato primario, condannandosi a fallimenti relazionali e professionali, pur di rimanere “Piccolo”.

Entrare nell’età adulta vuole dire quindi lasciare i vestiti stretti che ancora si indossano dell’io infantile, per cucirsi addosso un nuovo vestito esistenziale. Non si può correre e neppure camminare con le scarpe strette, occorre cambiarne con un paio adeguato alla nostra crescita.

L'Io inconscio

Chi fa questa migrazione scopre molte meraviglie di se, incomincia a sentire il potere di fare e cambiare. Si accorge che ha un valore e che viene riconosciuto, sa che può raggiungere qualsiasi cosa o parte di se, a patto che lo voglia davvero.

Coloro che poco si evolvono e costruiscono, all’opposto, sono persone ancora bloccate nell’Io primario infantile, sono un frutto caduto ai piedi dell’albero genitoriale.

L’esistenza del falso Io

Nel titolo si preannuncia anche l’esistenza del falso Io. Esso nasce quando, non potendo migrare nei comportamenti dall’Io primario al secondario, si va a creare una percezione maggiorata di se, non coerente con la verità di se stessi né col valore effettivo che si ha. Ed infatti chi interiorizza questa falsa percezione la racconterà a se stesso. Egli stesso, che capacità che non ha, sprecherà tempo nel cercare di raggiungere ambizioni a lui impossibili, solo perché si specchia ancora troppo nel passato genitoriale.

Si tratta quindi di un Io compensativo, che comunque però essendo illusorio, è destinato ad avere vita breve in quanto I’Io primario bambino non può reggere a lungo il peso delle proiezioni ingigantite del falso sé. Questo poiché ogni Io travalica per ciò che è in un corrispondente Sé.

Si può entrare in questi casi in un circolo vizioso fatto di illusioni e regressioni, che sfociano anche in autopunizioni. Tuttavia, essendo il falso io di breve durata, in genere vi si può uscire agevolmente. Basta una buona spinta che reimmetta la persona nella corrente del fiume e quindi nell’avanzamento cosciente della propria vita, senza più girare in tondo su se stessi in modo inconcludente.

Meglio allora specchiarsi in un Io sano che rifletta la reale dimensione di se stessi, al fine di introiettare i confini autentici sui quali poggiare la nuova costruzione dell’io secondario, ecologico e funzionale a Sé.

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