Non vi può essere guarigione senza perdita.
Perché, pur non desiderando altro, pur sottoponendosi ad ogni tipo di cura o perfino affrontando un’analisi, è così difficile “guarire” quando si soffre nella propria psiche? Perché è così difficile abbandonare il proprio sintomo?
Innanzitutto perché il sintomo nevrotico, pur essendo ciò che ci fa soffrire e ciò che di conseguenza ci spinge a chiedere un aiuto o persino ad intraprendere un’analisi, ci procura anche, senza che noi lo sappiamo, una certa quota di godimento, un godimento segreto, perché inconscio, e nascosto in quella sofferenza che invece non è affatto inconscia, e della quale vorremmo liberarci, senza sapere che però è il godimento che vi si accompagna ciò a cui non siamo disposti a rinunciare.
E dunque, ritrovare la propria salute mentale non è solo una questione di perdita di sofferenza e di guadagno di salute, cui tutti sarebbero disposti, ma soprattutto qualcosa che passa attraverso la disponibilità ad una rinuncia al godimento che la propria nevrosi dona inconsciamente, che è una rinuncia molto difficile e a cui molto difficilmente si è disposti.
Per questo, le terapie psicologiche molto spesso falliscono. E tuttavia, in molti casi, è proprio un percorso profondo che può, seriamente, aiutare a questa rinuncia di godimento e dunque a permettere, alla persona che vi si sia affidato, di ritrovare la propria stabilità. Perché?
In che modo avviene questo cambiamento, vale a dire quella rinuncia al godimento che permette di abbandonare la ripetizione senza fine di quel sintomo che tanto fa soffrire?
Lacan aveva capito che l’amore è l’unica condizione che permette al desiderio di acconsentire al godimento, laddove in genere il godimento è ciò che al desiderio invece si oppone. In altri termini, il godimento, che è autoerotico, e dunque condizione del narcisismo, non vuole tanto saperne di lasciare il passo al desiderio, che invece, essendo sempre rivolto all’altro, è la condizione erotica per eccellenza. Solo se ci innamoriamo – se dunque siamo attraversati dal desiderio per la persona amata – possiamo essere disposti a rinunciare al nostro godimento autoerotico per lasciarci andare all’amore, e ritrovare nell’amore un godimento altro, erotico, che è di un ordine superiore a quello autoerotico. Anche Freud lo aveva capito quando dirà che è la paura di perdere la persona amata che consente la rinuncia al proprio narcisismo originario.
Un esempio di questo meccanismo di ha in ‘analisi, la quale sfrutta proprio l’amore come quella condizione che permette ad un paziente di rinunciare al godimento autoerotico del proprio sintomo, per ottenere quell’apertura erotica al mondo, attraverso cui potrà ritrovare la propria salute, e dunque un godimento altro e di un ordine ben superiore a quello autoerotico del proprio sintomo.
Ma l’amore che sfrutta ad esempio l’analisi non è l’amore che avviene normalmente tra un uomo e una donna, bensì quello che Freud chiama “amore di transfert”, e che è reso possibile proprio in conseguenza dell’amore che possa instaurarsi tra paziente e analista: l’analisi sfrutta il transfert – che è amore vero e proprio anche se spostato in un contesto valoriale – affinché – nel transfert – quello che Lacan chiama il “desiderio dell’analista” potrà sostenere il paziente nella rinuncia al godimento autoerotico del proprio sintomo per consentirgli in cambio quel godimento erotico, che è alla base, come abbiamo visto, della rinuncia al sintomo, e dunque della salute.
Ogni cambiamento dunque che possa comportare in prospettiva un guadagno di “salute” comporta sempre una quota di perdita: una perdita di godimento.
Per ritrovare la propria salute mentale, il proprio benessere psichico, occorre insomma pagare il prezzo di una perdita di godimento. Godimento che però lo si ritroverà poi, in un secondo momento, e di un altro ordine, dal lato della salute e non più da quello del sintomo.
E’ questo che permette, come abbiamo visto, un’analisi vera e propria, è questo che promette un’analisi del profondo.
Perché ogni cambiamento in meglio, ogni guadagno, è sottoposto a questa legge, alla “legge della castrazione” che dice: non c’è guadagno senza una perdita che l’abbia preceduto.
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