Parlare ai propri figli sin da piccoli.


spiegare la vita
spiegare la vita
Parlate ora con i vostri figli della vita fintanto sono piccoli, dopo servirà a meno, perché impareranno da altri non più da voi, ciò che gli occorre per farcela nella vita.
Nei primi 12 anni circa, ciò che un genitore trasmette al figlio, farà parte delle scritte profonde dentro se stesso, contenute nel suo Io, quindi saranno parte del suo patrimonio che egli poi cercherà di mettere in pratica dai 12 anni in poi.
A questa età infatti termina l’immagazzinamento dei fattori base interiori ed inizia la loro messa in pratica.

padri

Successivamente quindi fino ai 20 anni circa, egli comprenderà se i concetti genitoriali sono sufficienti o meno, se funzionali ad affrontare e realizzare la sua vita come egli la immaginava.
Ecco perché è tanto importante passargli i concetti esistenziali fino almeno ai 12 anni.
Oltre che al parlarci, partendo dal presupposto che anche i genitori sbagliano, è necessario accettare il figlio per quello che è.
Un’accettazione non proclamata, ma silenziosa,  che affermi interiormente: Voglio che tu sia quello che sei, non quello che io prevedo tu debba essere.
Poi, occorre che i genitori riconoscano il valore che i propri figli hanno, perché anche se commettono errori, possiedono sicuramente spunti positivi che vanno rinforzati.
Infine, bisogna tenere aperta la comunicazione qualunque cosa accada, la comunicazione intesa come interessamento vero di quello che il proprio figlio sta facendo e cercando di comunicare, in modo che egli abbia ben chiaro che in qualsiasi caso un’ancora di salvataggio è per loro sempre disponibile.
Il lavoro genitoriale deve comprendere la trasmissione ai figli della realtà della vita, non quella ideale ma quella più vicina possibile a quella che incontreranno una volta grandi, ed uno dei passaggi più importanti è mostrargli il dolore.

parlare ai figli

“ In questa società si crescono figli non più in grado di reggere il dolore, una volta c’erano i riti iniziatici, o come in alcune realtà africane, ragazzi vengono espulsi dalla tribù a 13 anni, devono dimostrare di essere in grado di sopravvivere senza assistenza: qualcuno muore, qualcuno si fa male, qualcuno torna e viene incluso nel gruppo degli uomini.

Purtroppo che i ragazzi, maschi e femmine, sono per la maggior parte sprovvisti di questi strumenti, quando arrivano a 18 anni, dovrebbero essere pronti ad affrontare la vita reale, grazie a quel bagaglio esperienziale trasmessogli fin dalla più tenera età, come affermavamo prima. Si tratta di ripensare certe modalità di crescita all’interno di un perpetuo nido sicuro generalizzato e diffuso dove tutto è facile e piacevole.

I luoghi del dolore vanno conosciuti subito, solo così ci si può attrezzare psicologicamente. Altrimenti, come posso pensare di reggere il dolore se non l’ho mai conosciuto? E quando lo conosco mi spavento e rifugio da mamma e papà?!

genitori adolescenti
genitori adolescenti
Nel caso questo lavoro genitoriale non sia stato ben svolto, il figlio si renderà conto che egli non ha gli strumenti per farcela nella vita ed allora ha tre scelte:
1. Una vita intesa come rinuncia e sconfitta.
2. Cercherà di anestetizzarsi da questa ingiusta realtà mancante, magari facendo uso di droghe o alcool o altri sballi.
3. Se riuscirà ad amarsi, inizierà un percorso con un maestro, che prima gli spiegherà cosa gli è mancato e poi insieme a lui, costruirà gli strumenti mancanti al fine di darsi la migliore vita possibile, avendo compreso che non può intraprenderla mediocremente, avendone una sola.
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