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Mi ama o non mi ama?

Come riconoscere l’amore vero

Credo che non esista tema più complesso dell’amore, in quanto ad esso come in un fiume, confluiscono tanti tipi di amore; Amore per se stessi, per un compagno, amore per la vita, amore per la natura, per i propri figli, per un oggetto a cui teniamo in modo particolare e magari anche per qualche divinità.

Quindi l’amore è il risultato di una emozione o per meglio dire un sentimento proiettato su un dato oggetto oltre noi stessi, con il fine di farlo in effetti tornare a noi come beneficio, ossia essere amati a nostra volta.

Di fatto l’amore è una proiezione emotiva avente la caratteristica di creare un ponte, un collegamento mentale oltre che fisico, tra noi ed un’altra cosa, oggetto o persona che sia.

Tuttavia è da chiarire che i sentimenti, che spesso sono collegati erroneamente indissolubilmente con l’amare, non sempre sono così ad esso collegati in modo automatico, perché c’è differenza tra amore, affetto e attaccamento.

E’ amore o attaccamento?

Vi faccio un esempio: Una persona dice di amare un’altra ed ha un forte sentimento di possessività che fa sì che l’oggetto del suo amore ne soffra, si senta limitata nella sua libertà.

In questo caso il sentimento in realtà nega l’amore stesso, quello vero, perché l’amare rende liberi non schiavi ed amare porta anche il venir meno di quelle azioni che possano indurre nell’altro una sofferenza.

Ma dicevo, l’amore è una cosa complessa, infatti ci sono anche dei casi di eccezione dove far soffrire è un atto di amore, quando ad esempio, una persona lascia l’altra perché comprende che il proprio modo di essere ferirebbe l’altro ed egli non ha la forza per cambiare.

Una caratteristica tipica dell’amore è quella di essere spesso una emozione che dura una vita, ossia l’amore per una persona può rimanere, ma quello che cambia è in realtà il sentimento, ed è il sentimento cambiato, non l’amore che porta a termine le unioni, non a caso lasciarsi diventa a volte così difficile.

Scopri se sai amare

Ci sono poi come anticipavo anche amori di possesso, tipicizzati dalla compensazione che un oggetto o una persona hanno per chi sente questo amore, caso ad esempio oltre che degli amori possessivi, quando un amore si proietta su un oggetto, un’auto ad esempio, o una squadra di calcio.

Anche se l’auto non ama te, tanto meno una squadra, tu li ami, ma solo in realtà perché vanno a compensare parti mancanti della propria personalità, idealizzando un sentimento in qualcosa che per sua natura non ne ha.

Una grande sciocchezza è quella che amare è uguale a soffrire, questo nasconde spesso una difficoltà di distacco, finendo per accettare quello che passa il convento pur di non prendere atto che non si tratta più di amore, perché in un vero amore esiste una reciproca accortezza, un fare un passo indietro, che anticipa la possibilità di sfociare in un dolore, arrestando sul nascere la dinamica distorta che si sta creando nella coppia.

Trattando questo tema, va anche fatto un collegamento con le figure genitoriali, perché esse rispondono ad alcuni quesiti classici come;

So amare? So essere amato?

Bene, per saper amare spesso è necessario aver imparato prima una stabilità affettiva, che ha creato un serbatoio affettivo interiore sufficientemente pieno, attraverso l’amore dei genitori dai quali si è assimilato anche come mettersi in gioco affinché questa magia chiamata amore sbocci nella nostra vita.

Saper accettare di essere amati invece è strettamente collegato alla dimensione infantile di accettazione o meno di noi stessi, percepita attraverso il genitore; se riteniamo di non essere sufficientemente amati da un genitore, difficilmente riusciremo a vivere un amore solido che sfida il tempo, perché quella disapprovazione genitoriale grida: Tu non sei giusto per essere amato!

Questo messaggio inconscio, farà sì che nella vita ciclicamente si subiranno abbandoni e incomprensioni affettive.

Un ultimo aspetto da affrontare ora è la dipendenza affettiva e la sofferenza di distacco.

La dipendenza affettiva di fatto è uno spostamento dell’altro che viene da noi utilizzato come coperchio di una voragine affettiva presente in noi, cosa diversa dalla dolce dipendenza o bisogno dell’altro come fonte ulteriore di amore.

Da questo ne consegue la difficoltà di distaccarsi dalla persona amata, in quanto ad egli abbiamo dato il compito di sostituire parti mancanti di noi stessi;

Come si può camminare bene senza una stampella?

Come vivere senza il coperchio di quel vuoto che ora si ripresenta visibile a noi in tutta la sua estensione riportando in vita antichi dolori?

Possiamo affrontare il concetto di cosa è un vuoto esistenziale.

Nascendo siamo come fogli bianchi con appena qualche segno sopra, pian piano con il passare dei mesi diventiamo contenitori, nei quali dapprima i genitori, cominciano a riversare contenuto sia affettivo che informativo.

Questi contenitori andranno man mano riempirsi anche con regole sociali, istruzione e poi con proprie idee, ma quando una di queste figure non riempie il nostro contenitore, esso rimane vuoto, tutto o in parte.

Ciò induce la persona a cercare di colmare quel vuoto, con figure che possono sublimare l’originale contenuto mancante, questo è spesso alla base di alcune unioni affettive.

La soluzione comunque non è nella sublimazione del vuoto attraverso l’altro, ma nel costruire dentro se la capacità di colmare quel vuoto con una nuova dimensione di se stessi, cosa un po’ complessa da spiegare qui.

Uno dei due può sentire un vuoto nella coppia anche quando il contenuto ricevuto non è più adatto a sublimare quel vuoto originario genitoriale.

E’ anche vero, che ad amare lo si può imparare ed anche che ad essere amati senza la paura di essere lasciati, è una maturità raggiungibile, a patto che queste proiezioni profonde vengano illuminate.

Tornerò comunque sul tema “Amore” essendo un grande universo da esplorare!

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