La Castalia rappresenta quel luogo ideale nel quale si apprende la massima espressione della gestione del tutto, ossia si accede a quella conoscenza arcaica, ancestrale, umana, che permette di acquisire anche il potere oltre che di gestire se stessi, anche di interferire sulla creazione del destino e dei flussi di vita.
Certamente è un luogo impervio, austero, nella cui enclave, possono trovare rifugio, solo una élite di studenti, selezionati per coraggio e sete di conoscenza, un luogo amorale, nel senso che essa stessa, la Castalia è la genitrice della morale libera e non repressiva, dell’individuo divenuto libero, perché liberato dalle sue stesse catene.
Nella Castalia non viene risparmiato nulla agli allievi, ed i prezzi che verranno fatti pagare a livello di sacrificio, sono elevati, perché non si regala ne l’amicizia, ne la compagnia se queste hanno un valore, tanto meno la conoscenza può essere dispensata gratuitamente a chiunque senza che chi ne benefici sia ritenuto integro ed all’altezza.
Dura deve essere la vita al suo interno, gli allievi debbono saper affrontare il freddo ed i pericoli, in modo da garantire una volta usciti, la loro massima riuscita, qualsiasi livello essi decidano di abitare, infatti proprio per questo la Castalia chiede ad un certo punto, come prova di maturazione, di essere lasciata, per esaudire la necessità per l’essere umano di scendere dalle regioni dello spirito assoluto, per immergersi nel flusso della vita, vera maestra esperienziale.
La morale, l’indottrinamento, è visto come un addomesticamento soporifero delle coscienze, un sacrificio che sfiora il sacrilegio in quanto “Triste Mietitore” di anime talentuose, ridotte al silenzio da modelli sociali nichilisti e castranti, degradati a gregge, sinonimo di appiattimento e di non evoluzione.
Da ciò che è costituito e morale, non può nascere un cambiamento, ma bensì solo una riproposizione dell’attuale, che se può essere utile alla normale gestione esistenziale, ma non certo può rappresentare quella fucina di nuovo senso, nella quale costruire strumenti più adatti alla evoluzione personale.
Solo l’esperienza pratica può decretare la bontà dell’apprendimento ricevuto negli anni trascorsi dentro essa!
Da questa considerazione, un passaggio del libro le perle di vetro di Hermann Hesse:
Ed ecco che irrompe la stessa Metafora che nel libro Siddharta sempre di Hesse, fa si che il giovane principe appunto Siddharta, , trascenda tutta la conoscenza acquisita per contemplare la grandezza e l’illuminazione, riflessa nella vita di un umile barcaiolo traghettatore, che fa da eco al Superuomo di Nietzsche, non raffigurato come onnipotente ed invincibile, ma tale perché porta in se e raffigura le istanze umane, anche quindi la fragilità e l’impotenza.
Quindi di rimando, abitare l’eccellenza ed essere stati allievi della Castalia, rende si elevati, ma al contempo “umani, fin troppo umani. Essere eccellenti, comporta avere immaginazione e realismo, per il giocatore significa rivedere il mondo nella sua totalità per rigenerarlo, giacché le immagini mostrano la trama invisibile che tutto connette e sostiene.
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